Cosa sarebbe il Vomero senza le sue calate e le scalinate ripide e scoscese che tanto la caratterizzano? Quei percorsi stretti e sistemati a gradoni dove la natura impervia del territorio ha impedito in alcuni casi un’eccessiva urbanizzazione.
Percorsi antichi e vecchie mulattiere che prima dello sviluppo urbanistico del quartiere erano le sole vie di comunicazione tra la collina e il centro urbano di Napoli.
Per fortuna anche dopo il risanamento e la nuova veste borghese ed elegante del vomero questi antichi percorsi sono rimasti intatti nel tempo. A volte addirittura ricalcati dalle nuove strade di collegamento e dalle stesse funicolari che in alcuni casi le affiancano.
Ma quali sono le principali “salite” della Napoli che fu? Quei sentieri che odorano di storia e di cui forse le nuove generazioni non conoscono neanche l’esistenza?
Perché furono realizzati questi percorsi?
Quelle che oggi sono diventate calate e scalinate dove passeggiare e godersi lo spettacolo che offre la città e i suoi scroci panoramici, prima erano percorsi che seguivano l’itinerario delle acque piovane che dalle alture scendevano verso il mare.
Per questa ragione erano sentieri stretti e ripidi e favorirono – fino all’introduzione delle funicolari, dei trasporti a motore e in seguito della metropolitana – il tradizionale isolamento del Vomero.
Fino a settant’anni fa, proprio gli antichi contadini, ultimi testimoni delle campagne vomeresi delle coltivazioni di broccoli e degli immensi campi di fiori raccontati da tutti i poeti napoletani, parlavano di “Vomero Vecchio” e “Vomero Nuovo“.
Un’espressione per distinguere due mondi, quello prima del risanamento e quello subito dopo.
Un cambiamento che da un lato aveva portato benessere ed eleganza e dall’altro aveva tolto identità a quel territorio rurale cancellato dal cemento.
E allora scopriamole questa Calate così tanto amate e ricercate anche dai turisti che arrivano in città.
Il Petraio
La storia di questa salita è nel suo nome stesso. Questa strada prende il nome dalla natura pietrosa del territorio attraversato. Partendo da corso Vittorio Emanuele all’altezza del complesso di Suor Orsola Benincasa, giunge nella zona di San Martino (via Caccavello), ai piedi del Castel S.Elmo.
Lungo questo percorso, si possono godere forse gli scorci più suggestivi che la città può regalare.
Sembra di volare tra edifici antichi e panorami del golfo di Napoli.
Il tracciato del Petraio è stato praticamente riprodotto, in galleria, dalla Funicolare Centrale, che effettua anche una fermata all’incirca a metà della salita.
Pedamentina di San Martino
La scalinata più antica è quella della Pedamentina. Conta 414 gradini e rampa dopo rampa collega la collina del Vomero con il centro storico della città. Un passaggio in discesa dalla Certosa di San Martino fino a Spaccanapoli.
Con molta probabilità questo percorso di accesso al Vomero esisteva già a metà Cinquecento e veniva utilizzato per raggiungere il Castel S. Elmo, e per questo dotato di sistemi di difesa contro gli assalti nemici.
Lungo il percorso, si incontrano vecchie abitazioni, notevoli viste sul panorama del centro storico, e si costeggiano i giardini e le vigne della Certosa di San Martino.
Calata San Francesco
A differenza delle altre, definite “salite”, adesso incontriamo quella che viene definita Calata di San Francesco.
La differenza sta nel fatto che la denominazione ne evidenziava il ruolo di collegamento del Vomero con il borgo di Chiaia.
Calata San Francesco infatti parte dal Vomero, da via Belvedere, e scende attraverso le case fino alla Riviera di Chiaia.
Sembra un volo in picchiata tra alcune delle strade più belle e suggestive della città: via Aniello Falcone, via Tasso, corso Vittorio Emanuele e via Crispi.
Il toponimo pare sia legato a una chiesa intitolata a San Francesco di Paola, che si trovava in un punto del percorso.
La Salita dell’Infrascata
La Salita dell’Infrescata corrisponde al percorso che oggi si snoda dal Museo Nazionale attraverso via Salvator Rosa, Piazza Mazzini, il Conte della Cerra, fino ad Antignano.
Questa era la strada più agevole per raggiungere la collina del Vomero, perchè decisamente la più ampia e meno ripida.
Si rendeva infatti già nell’800 più percorribile con carri trainati da quadrupedi. Il nome deriva probabilmente dal fatto che, aperta nei campi, la via era protetta da frasche ed alberi durante tutto il percorso.
Lungo il percorso incontriamo il liceo G.B. Vico, alcune chiese molto antiche come S.Maria della Trinità alla Cesarea, S.Maria della Purità dei notari, e la più recente stazione della metropolitana di Salvator Rosa, nei pressi della quale sono state ritrovate notevoli preesistenze di epoca romana.
Salita Cacciottoli
Questa salita porta il nome di una ricca famiglia del ‘600. La famiglia Cacciuottoli, infatti, possedeva che nel una ricca dimora nella zona. Il percorso parte non lontano da Montesanto, e, passando al di sotto di via Girolamo Santacroce, sbuca nei pressi di Piazza Leonardo, per poi proseguire con gradinate che attraversano viale Michelangelo e giungono a ridosso di via Bonito, nella parte alta del Vomero.
Questa zona, a metà ‘900, era ancora caratterizzata da paesaggi agricoli, masserie e stalle. La seconda metà del XX secolo ne ha invece segnato la rovina, deturpandola con condomini e caseggiati edificati senza alcun criterio.
Salita Arenella
Questa salita, che si staccava dalla salita dell’Infrascata all’altezza della stazione della metropolitana di Salvator Rosa, conduceva al piccolo villaggio Arenella.
Per villaggio dell’Arenella intendiamo la zona dove c’è l’attuale Chiesa di S.Maria del Soccorso.
Questi luoghi erano ancora meno abitati del Vomero perché erano ancora meno accessibili.
Un peccato pensare che proprio in questa area a partire dal Seicento, a causa dall’aria salubre, furono edificate meravigliose ville nobiliari, che hanno resistito nella maggior parte dei casi fino al Novecento.
La speculazione edilizia purtroppo della metà del novecento ha trasformato questa ricercata zona di villeggiatura nell’attuale quartiere Arenella.